Nella società della “specializzazione del sapere” anche il tema dell’ambiente sembra diventato una questione per tecnici, come se l’estinzione della specie umana (in realtà raramente si parla in questi termini*) fosse un problema patologico.
  (*Ciò che sentiamo abitualmente è appunto: salviamo il pianeta, salviamo gli animali e la biodiversità, salviamo gli alberi)
Credo che oggi più che mai abbiamo bisogno di conoscere con tutti i nostri sensi il pianeta in cui viviamo, di approfondire il valore irrinunciabile della biodiversità e di comprendere il mondo vegetale che lo rappresenta nella vita al 99,7%, 
Per una sola unica ragione: salvare l’uomo da un’inevitabile estinzione.

Naked Plants è nato da un personale senso di disagio e di conflitto aperto nei confronti della sensazione di impotenza e sconforto che ci passa lo stato di rassegnazione dilagante. 
Ho sentito così la necessità di ricercare un collegamento autentico al di fuori degli schemi di una realtà omologata per dare una forma, un nome e un significato al legame perduto con la nostra terra.
La cultura dello scarto ci fa allontanare irrimediabilmente dal sapere che contiene l’esperienza ed il tempo. 
 Il cosmo vegetale è un corpo più grande di cui siamo piccola parte. Finché non saranno superati il pregiudizio e la cecità dell’uomo civilizzato, le piante che nel loro insieme costituiscono la maggior parte del nostro pianeta, saranno semplicemente invisibili e come tali solo “relativamente utili”. 
Tuttavia l’ambiente non è una categoria morale di una religione in disuso e nemmeno un senso di colpa che preferiamo scrollarci di dosso ma il nostro corpo-sistemico che inevitabilmente ci contiene.
Le piante sono dai tempi più antichi il simbolo della vita, l’espressione della meditazione e del senso del tempo. In esse è racchiuso il segreto dell’evoluzione di questo pianeta e la nostra vita che condivide con loro il 26% dei geni. L’albero in moltissime culture antiche e in altrettante contemporanee è venerato come fonte di sapere, di conoscenza del bene e del male. Ci sono alberi giganteschi adorati per la loro sacralità. 
Le foreste primarie hanno ispirato la costruzione dei primi templi dell'uomo. Gli alberi sono stati il nostro primo rifugio e una delle prime conoscenze del tempo lineare. Gli alberi sono la dimora magica di milioni di esseri viventi, dalla loro vita dipende un ciclo universale fittissimo di relazioni biologiche che si legano al nostro corpo.
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La cultura dello scarto ci fa allontanare irrimediabilmente dal sapere che contiene l’esperienza e il tempo.

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