Le piante hanno sedici livelli di senso e un sistema di comunicazione molto complesso che sfugge non solo alla vista ma anche alla nostra immaginazione. Non a caso proprio questa apparente “inanimata vita vegetale” è passata inosservata per molti secoli al mondo animale dove primo tra tutti è stato l’uomo a non riconoscerne l’intelligenza.
Le ultime ricerche in neurobiologia vegetale ci parlano infatti di sistemi di comunicazione tra le piante a più livelli e dimostrano che le piante operano delle scelte e strategie precise frutto di una reale intelligenza vegetale. Anche nell’uomo il sistema sensoriale, la vita e l’intelligenza si estendono nel corpo come una rete oltre l’organo di controllo principale noto come cervello.

Perdere la vista in un momento della propria vita oltre ad essere un fatto psicologicamente drammatico genera inevitabilmente, in chi vive questa esperienza, un diverso punto di vista delle cose che occupa una terra di nessuno posta tra la memoria di ciò che abbiamo visto un tempo e la percezione di ciò che possiamo “vedere” solo attraverso gli altri sensi. Ecco allora che si manifesta il valore della conoscenza attraverso quegli stessi sensi rimasti fino allora secondari e complementari. Roberta mi ha detto: da quando ho perso la vista ho imparato a capire le persone che ho davanti.
Paradossalmente in molte situazioni la vista ci rende ciechi. Abituati ad accumulare e scartare miliardi di input visivi al giorno, il nostro sguardo non dialoga più con gli altri sensi e si lascia ingannare dalle apparenze (ciò che vorremmo vedere), dalla velocità e dalla frequenza delle immagini-stimolo e da una memoria visiva spesso affaticata e sovraccarica di “files di scarto”. 
È questo che Plants and women through the senses vuole indagare e analizzare: l’immagine attraverso gli altri sensi. Anche in questo la fotografia ha offerto la propria capacità taumaturgica di riflettere il vero senza diventarne parte. Non è un caso che le esperienze fatte da Marie e Roberta, siano state scelte da loro stesse e realizzate in mezzo al mondo vegetale privo proprio del nostro senso dominante (la vista).
Marie e Roberta hanno scelto di ripercorrere con una personale consapevolezza le relazioni intessute coll’ambiente naturale della loro memoria. Da questo progetto ne sono derivate due sequenze di immagini apparentemente invisibili ai nostri occhi perché determinate da un diverso processo cognitivo. Il non vedere ha permesso loro di restare in una dimensione sospesa tra ciò che è in continuo divenire come immagine possibile e ciò che diventa immutabile come visione interiore dettata dai sensi. 

Immagini tratte dal percorso di Marie a Parigi autunno 2013
La sequenza di Marie documenta le soste (o meglio i punti di vista) scelte dell’anziana non vedente di Parigi che percorre ogni giorno abitualmente un sentiero circolare attorno al laghetto del parco storico di Buttes-Chaumont della capitale francese. Marie che frequenta il parco ogni giorno, percepisce come familiare l’ambiente naturale, lo percorre con consapevolezza e partecipazione, ne coglie tutte le sfumature sensoriali e si ferma ad ammirare questa sua visione così come faremmo noi magari distratti dalla bellezza degli alberi riflessi sull’acqua.
Immagini tratte dal percorso di Roberta autunno 2014
La seconda sequenza documenta il percorso di Roberta che dopo vent’anni ha deciso di ripercorrere un sentiero nei boschi che faceva abitualmente da ragazza prima di perdere la vista. In questa sequenza Roberta ha fotografato personalmente ciò che sentiva o rivedeva nella propria memoria sensoriale. Gli altri scatti affiancati a quelli di Roberta (i miei) la documentano semplicemente nell’atto di realizzare le proprie immagini legate alla propria memoria sensoriale. Roberta mi ha guidato semplicemente in quei luoghi percorrendo l’ambiente naturale guidata dalla sua sola memoria.
through the senses
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Marie e Roberta hanno scelto di ripercorrere con una personale consapevolezza le relazioni intessute coll’ambiente naturale della loro memoria. D Read More

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