Negli ultimi due anni una pandemia mondiale ci ha costretti a rifugiarci nelle nostre abitazioni, a nasconderci dietro degli schermi.

Nel susseguirsi dei lockdown siamo passati dai canti in coro dai balconi con le volanti che ci ricordavano con voce metallica che non potevamo uscire ad una nuova quotidianità passata nella bolla di casa e tutto questo ha iniziato a sembrarci tragicamente normale.
 
Sembra la trama di un film di fantascienza ma è tutto reale.

Le giornate passavano lente e si ripetevano uguali, aspettando il bollettino delle 18 che ci informava dell’avanzata del virus e dei morti quotidiani. 

La bolla di casa era cupa, grigia, monotona.
Quando finalmente è arrivato un vaccino e la paura ha lasciato spazio alla speranza, il desiderio di tornare alla vecchia normalità si è fatto sempre più forte, sempre più realistico.

Quello che ho voluto rappresentare nella mia opera è questo desiderio, questa forza che si oppone alla bolla quotidiana che si è creata.

Mi sono ispirata agli antichi vasi della toiletta greca, e in particolare a una tipologia di scatola, i pissidi. 

Ho sviluppato poi il concetto della bolla da cui evadere nella texture, scura e liscia all’interno e ruvida con effetto marmorizzato all’esterno.
 
L’interno del vaso si mostra piuttosto liscio e grigio, dal colore abbastanza uniforme, come ovattato, per rappresentare questa bolla in cui abbiamo vissuto tanto a lungo.
L’esterno con la sua ruvidità e il gioco cromatico vuole rappresentare invece la normalità con i contatti, le litigate e le risate, gli alti e bassi della vita.
Urlo di normalità
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Urlo di normalità

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